giovedì, Dicembre 7, 2023

Una storia in 3 atti. Parte II

Analizziamo Interstellar… possibile spoiler.

Nella prima parte eravamo rimasti alla Resistenza alla Chiamata. Ora, Cooper, deve affrontare una scelta: “parto per lo spazio e salvo la Terra con il rischio di non vedere più mia figlia o resto qui con lei con la certezza che non avrà futuro?”. La risposta la sappiamo tutti. Ovviamente, posto l’accettazione del conflitto e la rinuncia ad una iniziale Resistenza alla Chiamata, si arriverà al primo Punto di Svolta, al transito verso il Mondo Straordinario e al Secondo Atto. Questo blocco solitamente è il più lungo dei tre, ma cercherò di riassumerlo nei punti essenziali. Gli aspetti caratteristici del Secondo Atto sono la scoperta del Mondo Straordinario, l’introduzione dei primi personaggi, il confronto con i primi ostacoli e il Punto di Morte. Si può trattare anche dei medesimi ostacoli/antagonisti della conclusione della storia, ma con una forza ridotta rispetto alla battaglia finale. 

Nel caso di Interstellar, l’ostacolo che il nostro protagonista deve affrontare nel Secondo Atto sembra essere l’individuazione del mondo abitabile tra i tre segnalati dalla spedizione precedente. La conclusione di questa scoperta ci porterà al Midpoint, il momento in cui tutte le carte vengono scoperte e la storia fa una sorta di pivot. Lo spettatore viene preso in contropiede. Il protagonista ha un nuovo obiettivo da raggiungere, più complicato rispetto a quello iniziale. Cooper apprende, grazie a Mann, un nuovo enigmatico personaggio, che lo scopo non è mai stato scegliere il pianeta abitabile fra i tre segnalati, poiché nessuno è realmente abitabile. La terra non ha futuro. L’unica speranza per l’umanità di procreare risiede nella spedizione stessa. Questa rivelazione porterà ad un inesorabile declino verso il Punto di Morte. La definizione tecnica di quest’ultimo passaggio è: “Il momento in cui il protagonista non è mai stato così lontano dal risolvere il suo obiettivo”. Questo va in antitesi con la maggior parte dei film horror, in cui il Punto di Morte è quando il protagonista sembra abbia invece una chance per salvarsi. Pensiamo a Venerdì 13 (2009) di Marcus Nispel. I due giovani sembrano aver finalmente sconfitto Jason che viene buttato nel lago, ma quando sembra tutto essersi concluso per il meglio Jason riemerge dalle acque e prende i due ragazzi. 

Dopo aver superato il Punto di Morte, per l’eroe si prospetta una nuova possibilità. Ecco il Secondo Punto di Svolta. Siamo nel Terzo Atto. Con un po’ di fantasia si può udire un immaginario rullo di tamburi crescente che ci porterà al Climax, il momento di massima tensione. Cooper ormai vuole sacrificarsi per regalare una speranza all’ultima collega rimasta viva, Amelia, sganciandosi così dalla navicella madre per toglierne peso ed entrare infine in Gargantua, un buco nero megamassiccio. Qui siamo nel pieno del Climax: lo scontro con l’antagonista, il tempo impersonificato nel buco nero. Lo scontro finale porta alla risoluzione del film. Successivamente, vi è il Ritorno al Mondo Ordinario Plus, ossia il Mondo Ordinario con delle migliorie. Non è un termine che personalmente mi aggrada, ma qui calza a pennello. Il Mondo Ordinario Plus, in Interstellar, in effetti sarà un surrogato della Terra, ma migliorato. Il tanto ricercato pianeta ospitabile per l’umanità. Gli elementi portanti di questo passaggio sono il Mondo Ordinario cambiato, ma soprattutto, a cambiare, dev’essere il protagonista. L’eroe riporta l’Elisir, che può essere semplicemente una nuova conoscenza. Se, invece, il protagonista è rimasto il medesimo, non è mai un buon film. 

Ciò che bisogna sempre tenere a mente quando si fa — o quando si guarda — un film è che vi è una trama e una sottotrama. Nella fattispecie di Interstellar il tema “superficiale” esplicito del film è il salvataggio dell’umanità. La sottotrama è il tema che l’amore, in questo caso dato dal rapporto padre-figlia, è la cosa più forte dell’universo tanto da trascendere tutte le dimensioni conosciute.

Tornando a Zootropolis, la trama superficiale di questo film d’animazione è la scoperta del mistero che vede i carnivori riprendere la propria natura aggressiva con gli erbivori. La sottotrama è l’accettazione delle diversità e l’abbattimento degli stereotipi. Trova il suo massimo esempio nel conflitto dell’eroe, poiché si tratta di un coniglio nano che ha dovuto affermarsi come poliziotto in una caserma piena di leoni, rinoceronti e altri animali di ben altra prestanza fisica, e in una società che non ha mai creduto potesse realizzare il suo sogno.

Dunque, una buona storia è rimasta, aggiungerei, la cosa più potente che ci sia. Aristotele credo sarebbe contento se vedesse come le scriviamo oggi, visto che, come l’amore in Interstellar, il suo schema trascende il tempo e lo spazio da allora. 

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