sabato, Giugno 3, 2023

Una pittura che scava nei paradossi delle emozioni umane: Marlene Dumas

La mostra a Palazzo Grassi, Venezia

La ricercata programmazione artistica e culturale di Palazzo Grassi a Venezia ogni anno regala esposizioni di alto livello, che arricchiscono la proposta artistica lagunare al di là della Biennale Internazionale d’Arte.

Dal 27 Marzo 2022 occupa gli spazi della Pinault Collection la mostra Open-end di Marlene Dumas, artista sudafricana che si racconta con grande generosità in questa grande monografica. 

L’utilizzo di immagini da lei definite “di seconda mano”, ossia prese dal mondo reale, trasforma in pittura qualcosa di appartenente alla quotidianità, così come ai territori più oscuri dell’esistenza.

Il colore di Marlene Dumas – che può essere puro, ma anche “sporco”, dato cioè da un miscuglio di materiali – ha un significato intrinseco nelle sue opere e anche la resa del colore sulla superficie pittorica ci svela molto della personalità di Dumas, che in un’intervista ha detto: «Dipingere per me è un’attività molto fisica, c’è qualcosa di primitivo. Uso il mio corpo e il corpo crea il dipinto, è il gesto che decide… Vorrei che il quadro fosse come una danza».

Michael Biasi

Fino all’8 Gennaio 2023, Palazzo Grassi a Venezia accoglie l’universo di Marlene Dumas, artista sudafricana a cui è dedicata una grande mostra monografica, la sua prima in Italia.

Curatrice è Caroline Bourgeois che, coadiuvata dalla stessa Marlene Dumas, presenta nelle sale del bellissimo edificio veneziano più di cento opere – molte delle quali inedite – provenienti da musei, collezioni private, oltre che dalla prestigiosa Collezione Pinault.

Il titolo scelto per il percorso espositivo è “Open-end”, un ossimoro che vuole ricordare al visitatore che qualsiasi cosa sia stata iniziata non deve necessariamente avere una fine già prestabilita ed è quindi indeterminata e può assumere molteplici forme.

I dipinti di Dumas sono così “open”, cioè aperti a diverse interpretazioni.

Entrambi i piani di Palazzo Grassi sono allestiti con opere dell’artista che si alternano in modo discontinuo, come a voler lasciare al visitatore il giusto tempo per comprenderne il reale e profondo significato che si cela dietro l’immagine rappresentata.

I soggetti di Dumas sono prevalentemente corpi, ritratti di figure umane che talvolta l’artista ha ricavato da giornali, riviste, opere d’arte o film. I temi trattati in queste opere sono gli stessi che contraddistinguono l’esistenza di ogni individuo, uomo o donna che sia: amore, morte, innocenza, colpa, violenza, tenerezza. Accanto a queste riflessioni appartenenti alla sfera intima dell’essere umano, ne troviamo altre che sconfinano su questioni sociopolitiche o affrontano fatti di cronaca. 

Lo sguardo personalissimo di Dumas coglie in volti anonimi o in icone dello spettacolo storie di vita vissuta, di amori, di tensioni interne. Alcune tele ci proiettano nel mondo interiore di donne e uomini colti in momenti estremamente privati e personali: da semplici osservatori ci ritroviamo a spiare, come da un buco della serratura, l’intimità di queste figure che si percepisce sotto le pennellate veloci dell’artista.

Il trascorso di Marlene Dumas, la sua origine sudafricana e l’aver vissuto sotto il regime dell’apartheid, sono elementi che incidono in modo preponderante sul suo linguaggio artistico che affronta anche temi impegnati come gli stereotipi razzisti, l’identità, la discriminazione, la religione e la follia. Sradicando dalla cultura popolare di massa immagini preesistenti e fotografie, Dumas regala loro nuova vita e altri significati che sono il più delle volte provocatori e dissacranti o legati alla falsità e alla dannosità delle costrizioni sociali.

Di forte impatto visivo sono poi le opere che raffigurano star senza tempo come Marilyn Monroe, il cui volto appare irriconoscibile e desolato. Per questo olio su tela dal titolo Dead Marilyn, Dumas trae ispirazione da una foto dell’autopsia di Marilyn pubblicata nel 1985 su un giornale olandese. Abituati ai celebri ritratti che Andy Warhol dedicò all’icona hollywoodiana, non possiamo che interrogarci sul pensiero dell’artista sudafricana che ha interpretato così la fine del Sogno americano.

Nelle tele di Dumas c’è anche Pier Paolo Pasolini, geniale e lucido profeta bolognese di cui quest’anno si celebra il centenario della nascita, avvenuta il 5 Marzo 1922. Controverso poeta, romanziere, regista e intellettuale politico, Pasolini è evocato in molti dipinti di Dumas, che a proposito delle qualità del regista, ha dichiarato di apprezzare «il suo sensuale uso della luce e del buio, l’“irrealismo” narrativo dei suoi film. Il modo in cui i suoi personaggi appaiono e scompaiono. Il fatto che non si fida di se stesso».

Marlene Dumas è considerata un’artista di grande influenza nel panorama artistico contemporaneo. Nata nel 1953 a Città del Capo, Sudafrica, cresce e studia Belle Arti durante il regime dell’apartheid.Dopo aver conseguito nel 1975 la laurea presso il dipartimento di psicologia all’University of Cape Town, nel 1976 si trasferisce in Europa per proseguire gli studi, stabilendosi ad Amsterdam, dove ancora oggi vive e lavora. Debutta come artista nel 1982, quando viene invitata a Documenta VII di Kassel. A questa esperienza seguono altre importanti esposizioni, tra le più prestigiose la sua retrospettiva al Centre Pompidou nel 2001-2002 e la mostra Global feminism al Brooklyn Museum di New York che renderà l’artista una delle protagoniste della ricerca femminista e post-femminista sviluppatasi negli anni ’80 e ’90.

Oggi Marlene Dumas lavora principalmente con olio su tela e inchiostro su carta.

Marlene Dumas, Open-end 
a cura di Caroline Bourgeois e Marlene Dumas
fino all’8 gennaio 2023
Palazzo Grassi – via San Samuele 3231, Venezia 

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