domenica, Settembre 24, 2023

Siamo tutti (tutte) Puttane

Ultimamente con l’affrancamento dalle pseudo-censure conservatrici americane, c’è stata nei social una crescita esponenziale di immagini sexy, erotiche, sino a giungere in certi casi a vere e proprie sequenze pornografiche di tipo amatoriale.

Instagram ad esempio da quest’anno ha sdoganato culi&tette che non vengono più censurate in caso di pubblicazione, mentre piattaforme come OnlyFans stanno iscrivendo quotidianamente centinaia di ragazze ma anche donne mature che per propria spontanea scelta mostrano più o meno esplicitamente le loro bellezze fisiche in cambio di modesto compenso. Diverse tra queste attrici improvvisate, dietro ulteriori versamenti, sono disponibili ad assumere anche posture e posizioni decisamente più hard, sino a creare dei filmati in cui compiono veri e propri atti sessuali in solitaria o in compagnia del proprio marito/fidanzato o amico.

Sin qui la sintesi della situazione attuale.

Lo scandalo però è un altro, ovvero che naturalmente le consuete cassandre del puritanesimo estremo, sono esplose alla stessa velocità, in un florilegio di bigottismo, lanciando critiche e condanne morali verso chi ha operato tali scelte, e peggio di un tribunale della Santa Inquisizione, non perdono l’occasione di lanciare costantemente strali e severe condanne, dipingendo con tragiche tinte fosche il futuro, che definiscono ormai rovinato per queste scostumate interpreti occasionali.

La mia domanda a questo punto è semplice: Perché tanta severità di giudizio?

Perché esistono persone nel 2023 che ancora vivono con una cultura 

finto-moralista cattolica di epoca medioevale?

Questi membri della cosiddetta società perbenista comprendono che la puttanaggine esibizionista della gente che vende l’immagine di certe parti del proprio corpo, oltre che beneficiare di una massiccia curva della domanda, sta facendo semplicemente quello che tutti noi da sempre abbiamo fatto sin dalla notte dei tempi?

Persino il maestro Tinto Brass, icona storica della cinematografia erotica italiana, sentenzia che chi vende l’immagine sessuale di se stesso/a, non dovrebbe meritare attenzione, in quanto pornografia oggettiva e non più soggettiva (cosa significhi questo chiedetelo a lui).

Conclusioni.

Ormai ho i capelli sufficientemente grigi per dichiarare che sono tutte palle insopportabili queste iniezioni di moralismo da quattro soldi.

Tutti vendiamo da sempre parti del nostro corpo e della nostra immagine.

La prostituta vende ai propri clienti le sue parti intime, il grande manager vende alle aziende il suo cervello, l’impiegato mediocre vende la sua dignità genuflettendosi davanti al capoufficio, e ancora, la commessa sfrutta tale consuetudine vendendo l’immagine delle sue gambe in negozio, la barista lo fa con il suo décolleté, l’atleta con i suoi muscoli, ecc.; non comprendo quindi perché se una donna (oppure un uomo) vende l’immagine di se stessa/o mentre si masturba o fa sesso magari con il proprio fidanzato, marito ecc., debba essere considerato immorale da una fetta di questa Società ipocrita frustrata e rancorosa.

La vita oggi è solo mercificazione di tutto, e nessuno di noi, con un po’ di autocritica, si può chiamare fuori. Ancor più condannare scelte (non propriamente semplici) di chi oggi non si prostituisce ma sceglie di guadagnare mostrando le proprie intimità… magari mostrandole proprio a chi pubblicamente si ingozza di frasi moraliste “ad minchiam”.

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