giovedì, Dicembre 7, 2023

Il futuro va in vacanza

Hotel e locali gestiti da robot sono oggi una realtà

Esistono hotel nel mondo per cui la ricerca di personale specializzato nell’hospitality è ridotta. A Nagasaki è sorto un albergo situato all’interno del parco a tema Huis Ten Bosch, entrato subito nel guinness dei primati, gestito all’inizio interamente da robot. Receptionist, Concierge, Bartender; tutti umanoidi nello staff impressionante e futuristico di Henn na che in giapponese significa “strano”. Oggi Henn na Hotel è divenuta una catena e conta ben otto strutture, una delle quali anche a Tokyo, dove addirittura l’accoglienza agli ospiti è servita da dinosauri multilingua: i robot preistorici sembrano reali e parlano il giapponese, il coreano, l’inglese, il cinese mentre si occupano di benvenuto, check-in e trasporto bagagli. Gli hotel lavorano a pieno ritmo e lo staff è in crescita in tutte le strutture, partite con 80 umanoidi e oggi con più di 240 soggetti.

Tuttavia ci sono stati numerosi guasti nel corso del tempo. Il controllo e i disguidi che la tecnologia comporta hanno fatto ricredere la proprietà e i gestori sulla necessità di personale umano. Hanno così optato per la reintroduzione di uno staff più tradizionale. La notizia curiosa è che alcuni impiegati robot sono stati addirittura licenziati perché creavano più problemi che soluzioni — come ripetere alcune frasi all’infinito o non riuscire a rispondere ad alcune domande degli ospiti.

Tra i robot messi a riposo l’androide Churi che scambiava il russare del cliente con domande a cui dava risposte per tutta la notte. Ovviamente il cliente ha cercato con il cellulare di contattare il direttore, questa volta umano, ed è riuscito a far disattivare il sistema. Nonostante le difficoltà la formula sembra piacere e non si esclude che in futuro possano moltiplicarsi questi strani hotel gestiti da macchine.

Un’esperienza simile, seppur meno impattante, è rappresentata da una struttura in Sudafrica a Johannesburg. L’Hotel Sky ha infatti tra le sue dotazioni Ariel, il robot maggiordomo che serve la camera e riesce a soddisfare esigenze varie, tra cui rispondere alla richiesta di informazioni. Ariel è anche una soluzione alla necessità di distanziamento sociale a causa del virus Covid-19.

Stessa funzione svolge un “collega” di Ariel, l’umanoide Rob. Imbarcato in MSC Virtuosa, il robot, all’interno di un’isola robotizzata, prepara agli ospiti drink e cocktail personalizzati come un vero barman di eccezione. Con questa novità la compagnia di crociera si è assicurata la possibilità di offrire un servizio che diviene allo stesso tempo esperienza e attrattività. Rob parla otto lingue differenti ed è in grado di comprendere quale usare di caso in caso: inglese, italiano, spagnolo, francese, tedesco, portoghese, brasiliano, cinese e giapponese. Rob è inoltre in grado di riconoscere e salutare i clienti come un normale membro dello staff, dimostrando cordialità e professionalità. L’esperienza include ologrammi 3D, un wall art digitale e un tavolo interattivo da 12 posti che offre agli ospiti la possibilità di utilizzare delle cabine digitali verticali ed esplorare lo spazio con un tour galattico personalizzato.

In una simile direzione futuristica va anche la compagnia americana Royal Caribbean con il suo brand Bionic Bar®, il cui servizio è garantito da due barman robotici: bracci meccanizzati che sanno bene come shakerare. Con movimenti fluidi come il Pimm’s nel bicchiere, questi mecha-baristi possono creare una combinazione pressoché infinita di cocktail, dal classico Cosmopolitan ai drink personalizzati. Il Bionic Bar consente la presenza solo di ospiti adulti.

Insomma, il futuro è in vacanza e noi con esso. Quindi se vogliamo provare un’esperienza unica e innovativa questi sono alcuni indirizzi da cui iniziare.

Certo è che la tecnologia evolve ed è sempre più parte integrante della grande macchina dell’hospitality. Allora facciamo le valigie e partiamo per un viaggio nel tempo prossimo, per vivere un’atmosfera da Star Trek o da Star Wars. Sicuramente potremo anche provare simpatia per un robot, come è capitato con C-3PO, l’androide costruito da Anakin Skywalker di Star Wars, oppure per l’uomo di latta del film Il mago di Oz, che anticipava forse inconsapevolmente l’idea di un essere antropomorfo amico degli umani.

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