Quante volte capita di leggere o ascoltare nei commenti altrui (e anche nei nostri), dei continui giudizi morali relativi all’inciviltà della Società, oppure sulla decadenza dei valori e dei rapporti interpersonali tra gli esseri umani?
Ci fermiamo mai a riflettere sul fatto che quando utilizziamo espressioni come “la Società“, “lo Stato”, “la gente“, eccetera, in realtà stiamo parlando di tutti, inclusi noi stessi?
Questo è il primo passo di partenza per un percorso di crescita interiore ed educativa a cui tutti quanti noi dovremmo sottoporci.
Il poeta cantante Fabrizio De André ripeteva in una sua famosa canzone: «si sa che la gente dà buoni consigli sentendosi come Gesù nel tempio, si sa che la gente dà buoni consigli se non può più dare il cattivo esempio».
Il senso più profondo di questa strofa riassume l’essenza della mia riflessione. Le persone sono sempre brave ad alzare la paletta con i voti per giudicare il comportamento del prossimo, per puntare il dito sugli errori e sui fallimenti altrui, per inebriarsi del loro essere migliori… Poi nel quotidiano invece, molti ricadono in tante manchevolezze che mai perdonerebbero osservandole negli altri.
Le persone brutte o incivili, non sono necessariamente quelle dall’aspetto trasandato, che appaiono così perché magari non si possono permettere dei vestiti alla moda, le cure di un dentista, di una estetista, di un parrucchiere.
Spesso e volentieri il livello di inciviltà peggiore si riscontra proprio nei soggetti i cui portafogli non sono affatto vuoti. Anzi è proprio il denaro che di frequente rende arroganti, trasformando quindi in veri incivili.
Nelle persone meno educate, meno intelligenti e talvolta nelle persone che raggiungono una serenità economica provenendo da situazioni di disagio familiare importante, il denaro rappresenta lo strumento di riscatto che infonde loro sicurezza, addirittura coraggio. Molto presto però, quello stesso denaro può trasformare in soggetti dalla sgradevole spavalderia e sfrontatezza.
Un popolo civile non è tale in quanto si è ripulito dalla miseria ed ora è in grado di potersi acquistare una bella automobile e un bel vestito.
Il livello di civiltà di un popolo si percepisce da come ciascuno tratta gli altri, soprattutto chi “ha di meno”; e a livello di comportamento sociale, lo è ancor più chi mantiene in buono stato il bene pubblico. Dalle panchine nei parchi alle toilette, dalle cartine gettate per strada al modo in cui viene gestito lo smistamento dei rifiuti nei cassonetti dell’immondizia. Un popolo con un grande senso di civiltà è un popolo solidale, un popolo che ha il coraggio di denunciare le ingiustizie a cui assiste senza girarsi dall’altra parte, un popolo che protegge ad ogni livello l’ambiente in cui vive.
Essere furbi è un dono naturale che talvolta può venire in soccorso nei momenti difficili della vita, ma è necessario sempre vigilare affinché la furbizia non faccia scivolare nella tentazione di considerarsi più intelligenti degli altri.
Se in autostrada c’è un incolonnamento, non è più furbo chi supera la colonna percorrendo la corsia di emergenza. Chi lo fa è soltanto una persona molto incosciente (… ed abbastanza idiota).
Regalare una mancia all’inserviente di turno per saltare qualche fila, non è un gesto abile e strategico di chi “sa stare al mondo”, ma un comportamento di grande inciviltà e mancanza di rispetto nei confronti di chi disciplinatamente quella fila la sta rispettando.
Oggi le persone incivili sono i nuovi barbari. Persone che se le avesse incontrate Dante, avrebbero ricevuto le sue attenzioni ritrovandosi in un girone dell’inferno descritto sartorialmente per loro.
Gli incivili sono gli stessi che partecipano al primo giorno dei saldi, che vanno a Ferragosto in vacanza ed insultano tutti gli altri che generano la cosiddetta ressa; criticano quelli che come loro sono in coda per cercare un parcheggio, puntano il dito sui comportamenti altrui di cui essi stessi ne sono inconsapevolmente parte essenziale.
Nel V secolo l’Impero romano vide i propri confini assaliti da orde di barbari provenienti da diverse aree geografiche. In realtà più che invasioni quelle furono vere e proprie migrazioni di popoli, esattamente come sta accadendo oggi dall’Africa verso l’Europa.
L’invasione barbarica non è quella che la televisione ci mostra inquadrando un barcone a Lampedusa, ma la viviamo nel quotidiano ogni giorno guidando per le strade, confrontandoci nel mondo del lavoro, ed incrociando le nevrosi di tanti falsi colletti bianchi e finte signore ingioiellate con il tacco 12.