Dipingo me stessa perché passo molto tempo da sola e sono il soggetto che conosco meglio». Frida Kahlo
Credo che su Frida Kahlo sia stato detto di tutto e di più; d’altronde è stata lei stessa a raccontarsi attraverso celebri autoritratti che indagano i suoi sentimenti e le sue emozioni più profonde.
La mostra Frida Kahlo e Diego Rivera. La collezione Gelman al Centro Culturale Altinate San Gaetano a Padova è una ricostruzione per immagini della vita travagliata e controcorrente dell’artista messicana divenuta ormai un’icona mondiale.
Questo mese abbiamo scelto di parlarvi dell’esposizione dedicata a Frida Kahlo e Diego Rivera perché non capita spesso di avere in Italia opere della coppia più discussa del mondo dell’arte, ed è ancor più raro che questi capolavori provengano da una collezione privata.
Infatti, il nucleo fondamentale dei lavori esposti fa parte della prestigiosa collezione statunitense di Jacques Gelman e Natasha Zahalkaha, coniugi che ebbero un rapporto di profonda amicizia con i due artisti messicani, ai quali commissionarono anche alcuni ritratti.
Il primo di questi è quello della signora Gelman che il marito richiede a Diego Rivera nel 1943 e che entrerà a far parte della loro collezione che riunisce opere dei più grandi artisti messicani del periodo.
Michael Biasi

Il volto di Frida è diventato un simbolo non solo perché rappresenta un’artista conosciuta in tutto il mondo, ma anche per la forza e per la fierezza di quello sguardo che in realtà nasconde l’immenso dolore di una donna, di una moglie, di una madre mancata.
Nata il 6 luglio 1907 a Città del Messico, Frida vive una vita segnata fin dall’inizio dalla sofferenza: a 6 anni scopre di essere affetta da spina bifida e a 18 subisce un grave incidente stradale perché l’autobus su cui viaggiava viene investito da un tram e schiacciato contro un muro. Inizia così il suo calvario, che la costringerà a restare immobilizzata per mesi e a sopportare ripetute operazioni; il riposo obbligato a letto non riesce però a spezzare la sua indomita personalità ed è infatti nel periodo della convalescenza che inizia la produzione dei suoi primi lavori artistici.Il dolore fisico diventa metafora di quello interiore e solo attraverso i suoi dipinti Frida riuscirà a comprenderlo.

«Non sono malata, sono rotta. Ma sono felice, fintanto che potrò dipingere».
L’incontro con Diego Rivera, artista in quel momento affermato e soprattutto già sposato, verrà definito da Frida come «il secondo grande incidente della mia vita». Il loro legame, turbolento e contrastato, li porterà a sposarsi addirittura due volte; Diego sarà spesso raffigurato nelle sue opere come nel famoso Diego nei miei pensieri (Autoritratto come Tehuana) del 1943, in cui l’immagine del marito appare sulla fronte di Frida, mentre un copricapo tradizionale le contorna il viso come un sudario.
L’unione tra i due artisti messicani è appassionata e burrascosa a causa delle loro evidenti diversità: «era come il matrimonio di un elefante e una colomba».
Frida piccola, fiera e caparbia, Diego enorme e irrefrenabile.
LA MOSTRA
Se aveste chiesto a Frida la sua data di nascita, probabilmente vi avrebbe risposto di essere nata nel 1910 perché le piaceva l’idea di far coincidere l’anno della sua venuta al mondo con quello della Rivoluzione Messicana. Nella vita come nell’arte, Frida ha spesso reinterpretato il passato indigeno, le tradizioni folkloriche e i simboli della cultura popolare messicana.
Nella mostra al Centro Culturale Altinate San Gaetano la nostra Frida è attorniata da tanti altri artisti messicani a lei contemporanei. Le sale accolgono anche 23 opere di Frida e 9 di Diego Rivera, ma non vanno sottovalutate le bellissime fotografie che si trovano lungo il percorso espositivo. Gli scatti sono di grandi fotografi della prima metà del XX secolo come Lola e Manuel Álvarez Bravo, Edward Weston e Nickolas Muray, quest’ultimo amico e compagno di Frida.

Come Salvador Dalí, anche l’artista messicana costruisce il suo personaggio attraverso il proprio abbigliamento: le acconciature dei capelli, gli abiti e le perline, le sue sopracciglia tanto folte da unirsi e la peluria sul labbro superiore hanno contribuito a costruire il “mito di Frida Kahlo” anche grazie alle immagini scattate da Muray tra il 1937 e il 1946.
Gli autoritratti dell’artista sono il focus di tutta la mostra: vestita con abiti tipici della cultura tehuana, dai colori intensi come il rosso – suo colore preferito – e dalle fantasie floreali, Frida indossa gioielli tradizionali realizzati a mano, in oro o argento uniti a elementi della natura come semi e conchiglie.

Una selezione di costumi messicani è stata allestita all’interno della mostra in una sezione che ci permette di guardare da vicino il forte cromatismo di quegli abiti, che possiamo riconoscere anche nelle opere di entrambi i pittori.
La sua passione per la vita e il suo desiderio di libertà hanno reso Frida un’icona della lotta di genere, capace di riscattare la figura femminile spesso dimenticata dalla storia e rimetterla al centro della scena.
Contro ogni stereotipo, l’artista messicana ha insegnato alle donne a non piegarsi alle regole della società e a riappropriarsi di sé stesse, a partire dal proprio corpo, che diventa il tema centrale di tutta la sua produzione artistica.
Frida Kahlo e Diego Rivera. La collezione Gelman
a cura di Daniela Ferretti
Centro Culturale Altinate | San Gaetano, Padova
14 febbraio – 4 giugno 2023