Elogio alla vera eleganza
Fateci caso, persino nell’architettura urbana degli ultimi anni ci accorgiamo che il nostro è diventato un mondo grigio, un mondo ricco di contrasti forti, esattamente come lo sono il bianco e il nero. Non è infatti un caso se anche le abitazioni che stanno costruendo in questa epoca recente, sono prevalentemente di questi colori. Così pure osservando le automobili che via via stanno perdendo tutte quelle tonalità di colori sgargianti e metallizzati per diventare sempre più opache, scure, tristi, cupe; sembrano tutte autovetture della Guardia di Finanza.
Nei social naturalmente la musica è pure peggio. Ormai trionfa l’artefazione, non scriviamo più quasi nulla per comunicare veramente qualcosa o per divertirci semplicemente, ma lo facciamo soprattutto per elemosinare attenzione altrui, o meglio la famosa manciata di like in più.
Ci stereotipiamo allora nelle pubblicazioni conformate, ci mostriamo sempre più finti.
Abbiamo adeguato le maschere comportamentali utilizzate da sempre in società, applicando nei social una montagna di filtri che ci alterano completamente l’aspetto e lo stile di vita. È il trionfo della messa in scena, è il capolinea della bellezza naturale e spontanea.
A tal proposito, anche le donne di piacente aspetto si sono ormai raggruppate in due “social categorie”.
Esistono donne molto appariscenti e poi ci sono le belle donne. Le prime sono quasi tutte pacchiane, si spendono mostrando di sé un aspetto estremamente chiassoso, nel tentativo forse di sembrare irraggiungibili, senza rendersi però conto che è la vera eleganza che diventa irraggiungibile per loro.
Le donne molto appariscenti ovviamente sono la più potente calamita per qualsiasi maschio, ma non potranno mai assurgere all’olimpo della vera bellezza elegante.
Questo perché, a parer mio, per diventare ad ogni effetto una vera bella donna, non bisognerebbe concentrarsi sull’attrarre il maggior numero di maschi ma è necessario coltivare la sottile e raffinata arte di risultare oggetto di attenzione da parte della minoranza ben più nobile del sesso opposto, ovvero: quella degli Uomini di nome e di fatto.
Da ex maschio, che ad un tratto nella vita ha scelto di provare ad essere un “uomo”, ritengo che una vera bella donna sia prima di tutto una persona che brilla di un’aurea composta da mille sfumati colori, come lo è l’arcobaleno. Colori che attraggono chi ne osserva l’espressione del viso, la gestualità, la dolcezza del sorriso, il modo di porsi e quello di comunicare, sia con il linguaggio parlato sia con quello del corpo.
Una vera bella donna, per risultare elegante, non dovrebbe mai comunicare primariamente sesso ma concentrarsi su femminilità e sensualità, magari condita da una suadente dolcezza comportamentale.
Una vera bella donna risulta tale nella sua interezza, senza la necessità di fare uso ostentato e gratuito dei suoi attributi fisici più evidenti (quali possono essere ad esempio un seno prosperoso, oppure un lato B particolarmente sexy, al pari di: “petto, coscia o ala?”).
Ora i moralisti benpensanti, schiavi della retorica nazionalpopolare, potrebbero obiettare che nel 2022 una donna ha il diritto di vestirsi come le pare e piace.
Io infatti non sto criticando questo, ed anzi questo tema lo condivido al 100%. Con le mie affermazioni non intendo demonizzare nessuna, a maggior ragione circa le scelte d’abbigliamento.
Piuttosto rivendico un altro diritto, ovvero quello di esprimere anche io il mio pensiero su coloro che decidono di applicare sulla propria immagine fisica un tipo di “marketing chiassoso” — per riassumere il concetto.
Ciò non deve tradursi nell’equazione che se ti vesti in maniera chiassosa sei poco intelligente e di facili costumi, o viceversa. Ma deve evidenziare che per me, chi non sente la necessità di attirare l’attenzione attraverso l’ostentazione fuori luogo e fuori contesto dei propri attributi fisici — ossia la vera bella donna di cui sopra —, opera una scelta comportamentale che non sarà mai abbracciata e compresa da donne dotate di minore personalità, sicurezza in se stesse e spessore caratteriale.
Ed ora aprite le gabbie e gettatemi pure nel Colosseo in pasto ai leoni. Anzi…
alle cougars.