Sì, purtroppo è andata proprio così. Questa è la storia di un popolo famoso in tutto il mondo per la propria solarità e socievolezza. Un popolo con l’istinto primordiale di fare casino e divertirsi ad ogni buona occasione, persino quando l’occasione non c’era.
Poi un bel giorno è arrivata una “Effe”, la famigerata Effe di Facebook, a cui poi si è aggiunto Instagram, Twitter, Tik Tok eccetera. In breve: sono arrivati i social… quelli senza la “I”…
A questo punto noi italiani, da animali sociali che eravamo, dopo un breve momento di disorientamento, ci siamo quasi tutti trasformati in animali social e la vita è inesorabilmente cambiata.
Dai fieri discendenti di Romolo e Remo che eravamo, quando camminavamo a testa alta, indossando il migliore dei nostri sorrisi, lo sguardo caparbio e ad alta infiammabilità, sempre pronto ad incrociare lo sguardo altrui, adesso ci siamo ridotti ad infiammare soltanto le cervicali, costringendo il capo sempre lì, in basso, in direzione del nostro smartphone.
LUI oggi è diventato per quasi tutti noi il “libro” preferito da sfogliare, il complice di mille giochini, il fedele compagno dei nostri viaggi, quello che ce li documenta, quello con cui spesso beviamo l’aperitivo, quello a cui dedichiamo la maggior parte delle nostre cene in solitaria oppure in gruppo. Un amante tecnologico insomma, che è riuscito ad imporre la propria attenzione verso se stesso stracciando in poco tempo la concorrenza di qualsiasi altro essere umano.
Lo veneriamo, non lo abbandoniamo mai; è il nostro primo pensiero del mattino e l’ultimo della notte. Ha cancellato tutte le nostre consuetudini, in primis le letture di giornali e giornalini al bagno. Lo trattiamo spesso come il nostro diario segreto, oppure come il nostro archivio dei desideri più inconfessabili; o ancora il nostro binocolo per spiare ed osservare tutto e tutti, sempre nascosti dietro al famigerato schermo. Lo trattiamo con maggior devozione di quella che destinavamo un tempo ai tanti elettrodomestici di casa: il nostro impianto stereo di fiducia, il televisore, la macchina fotografica, la videocamera. Sempre più spudoratamente lo abbiamo eletto persino a nostro chirurgo estetico di fiducia… e pure a buon mercato (santi filtri).
Che cosa sia successo di preciso nessuno lo ha ben capito, ma certamente qualcosa è andato storto.
Poco più di ieri, quando ancora lo chiamavamo cellulare e non smartphone, ce lo portavamo dietro divertiti ma anche con malcelato fastidio (spesso ci risultava persino un intrigo). Lo usavamo per poche telefonate in entrata ed ancora meno in uscita, ma soprattutto lo ostentavamo orgogliosamente su scrivanie e banconi soltanto perché faceva status.
I messaggini poi (sms) rappresentavano un mezzo di comunicazione straordinario e di certo non erano strutturati come oggi che sono assurti a mezzo di ordinaria conversazione infinita. Erano austeri e anche impegnativi da compilare. Non c’erano le faccine e neppure i comandi a dettatura vocale; ed i tasti dedicati a comporre il messaggio di appena due frasi, erano talmente complessi che impiegavamo 10 minuti per impostare un pensiero di senso compiuto. Oggi delle dita ben allenate, in 10 minuti sono in grado di inviare per iscritto tutti i canti della Divina Commedia, anche se costringendo Dante a rigirarsi nella tomba, per come il T9 modifica e storpia molte parole che vanno ben oltre a quel vocabolario che sembra programmato da uno studente d’italiano di quinta elementare serale.
Comunque sursum corda, usiamoli e beneficiamone degli smartphone, ricordandoci che non tutti i mali vengono per nuocere, anzi, anche i social se non ve ne siete ancora accorti, rappresentano la realtà virtuale attualizzata di quelle che furono le rappresentazioni dei migliori film di fantascienza degli anni ‘70.
I Social infatti ci stanno consegnando quel mondo migliore che tutti sognavamo ed auspicavamo.
Fateci caso, sui social tutti ormai siamo bellissimi, coltissimi ed intelligentissimi, con l’irrefrenabile costante desiderio di lanciarci in dotte citazioni, pubblicate con tanto di autori, datazioni e contesti storici che evidenziano una consolidata cultura umanistica e soprattutto una invidiabile memoria.
Non si rinuncia più neppure all’ostentazione del nostro ragguardevole status economico: tramite esposizione fotografica di viaggi, cene presso ristoranti da sogno, locali esclusivi, supercars, etichette di vini pregiati ecc. Nello specchio dei Social riflettiamo costantemente successo economico e felicità. Vista con la lente dei Social, l’umanità sembrerebbe aver raggiunto la soglia massima del benessere sotto ogni aspetto.
Forse dovremmo fare tutti un passo indietro, smettendo di costruirci un
e-personaggio virtuale e provando invece a intraprendere un percorso meno digitale e più umano. Cioè dovremmo provare a ritornare ad essere soltanto e meravigliosamente delle… persone.
Sì, in molti, in troppi di noi, ci si specchia in questo mondo digitale, ma si tratta di uno specchio di carta, dove in realtà l’unico vero riflesso, a parer mio, rimane la tenerezza delle nostre attuali profonde solitudini.