Il social: mero strumento di visibilità e comunicazione interpersonale o celato “Big Brother” dall’intelligenza artificiale?
Sono molto felice di entrare a far parte della famiglia di VPOCKET e di farvi compagnia, cari lettori, con la mia rubrica a tema Social Media e Comunicazione Digitale.
Nel mio primo articolo ho deciso di condividere con voi delle riflessioni scambiate tra amiche, amici e clienti, approfondite nelle mie letture ed esperienze relative all’uso personale (non professionale) dei social, mettendo a nudo delle criticità. A seguire, nei prossimi articoli vi parlerò anche delle enormi potenzialità del mezzo in campo commerciale e imprenditoriale.
Inizierò dalla soluzione (mi piace essere propositiva) per arrivare all’attualità, focalizzandomi sul rapporto tra l’individuo e le sue emozioni nel mondo reale, e la virtualità di un’intelligenza artificiale dal cuore pulsante che prende il nome di algoritmo.
Minimalismo digitale, un concetto che rappresenta un’attiva presa di consapevolezza riguardo la perdita di senso nella gestione del social. La soluzione per vivere una vita autentica e riprendere il controllo dalla tecnologia e dal vortice dell’economia dell’attenzione. (1)
Riportare il focus sul nostro più grande valore, il tempo, ci permette di coltivare una vita che meriti di essere vissuta. Meno like, più valori. Meno follower, più amici. Meno engagement, più azione nella nostra quotidianità.
Oggi, infatti, siamo diventati “schiavi” di “performance digitali”, alla ricerca ossessiva di contenuti nuovi e in continua ricerca di approvazione dell’altro, dei follower.
La “società della performance” (2) è quella in cui viviamo, quella in cui tutti noi siamo immersi: un’epoca in cui il senso del sacro ha lasciato lo spazio all’immediatezza, l’autenticità all’imitazione, la cura per l’altro alla vanità dei nostri profili social.
L’espressione di sé si confonde con l’esibizione di sé, e la ricerca del senso della vita diviene la ricerca di un livello sempre maggiore di benessere e visibilità. E così, mentre ci illudiamo di avere il controllo, siamo costantemente manipolabili, misurabili, prevedibili.
Perché raccontarsi oggi significa contare follower, sommare like, post e storie: lasciare che qualcosa di sacro e unico emerga da qualche parte di noi che si trova davvero in profondità, non è rilevante.
Quanto tempo passiamo a raccontarci, a scattare, a interagire con follower, a fare storie con le amiche per mettere il tag senza ascoltarle e guardarle negli occhi quando ci parlano. A scrollare il telefono guardando contenuti pubblicati da altre persone. Questo è un dato impressionante se paragonato al fatto che durante una giornata, in teoria, abbiamo tantissime altre cose da fare. Cose che potremmo fare per noi stessi, invece di trascorrere il tempo a guardare cosa fanno o cosa dicono di fare gli altri.
Oggi tendiamo a focalizzarci sulle “performance” di altri, a intrattenerci con contenuti creati da altre persone; dimenticandoci di creare qualcosa che abbia valore per noi. Siamo infatti nell’era dello “scrolling digitale”, e molte volte perdiamo troppo tempo.
Accediamo ai social appena ci svegliamo, controlliamo il nostro smartphone mille volte al giorno. In troppi casi, l’essere umano è dipendente dai social.
Guardare la vita degli altri quando la nostra resta ferma, equivale ad accettare di diventare spettatori passivi della nostra vita e svalorizzare in conseguenza il tempo che abbiamo.
Mentre pensiamo di essere connessi al mondo, l’algoritmo seleziona per noi e ci distrae dalla dimensione della vita reale. Lasciamo all’algoritmo essere giudice nascosto e non sincero, regista del nostro tempo che passa giorno dopo giorno e non torna più.
Riprendiamo in mano le redini della nostra quotidianità. Io conosco una sola via di realizzazione e concretizzazione dei propri obiettivi: l’agire.
La vera rivoluzione è quella di essere artefici e controllori del nostro tempo, della nostra vita, con un utilizzo più consapevole, responsabile e sano degli strumenti digitali. Quando il profilo personale diviene parte integrante di una strategia business, non ci si deve far sedurre troppo dal cuore freddo di un algoritmo senza anima.
Spero di avervi incuriositi, stimolati, magari un pizzico scossi con queste riflessioni!
Seguite la mia rubrica per scoprire questo mondo affascinante, dinamico e ricco di sorprese, dal linguaggio tutto nuovo e dalla personalità internazionale carismatica, ricca di potenzialità.
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[Note, riferimenti bibliografici]
(1) Cal Newport, Minimalismo digitale. Rimettere a fuoco la propria vita in un mondo pieno di distrazioni, Roi edizioni, 2021.
(2) Maura Gancitano e Andrea Colamedici, La società della performance. Come uscire dalla caverna, Tlon, 2018.