domenica, Settembre 24, 2023

Compagni petalosi e camerati delusi…

Quando cerchiamo di indagare sulla crisi epocale della politica italiana, dobbiamo iniziare dalla profonda crisi della sinistra italiana.

Il punto non è Prodi e Bersani ieri, o Soumahoro e Schlein oggi, che non sono altro che prodotti di un marketing di facciata del Pd. Il punto è invece di natura politica. 

La sinistra di oggi per sopravvivere deve nutrirsi di discussioni su temi di minoranze, di diversi, di emergenze sanitarie, climatiche, migratorie (ecc.) per darsi una allure morale in grado di giustificare ancora la propria esistenza politica. 

Tra chi vota a sinistra c’è ancora chi avverte la necessità di considerarsi moralmente superiore, soprattutto verso il cosiddetto “popolino” non allineato a sinistra. Si tratta di una necessità fisiologica di cui in assenza, mancherebbero le fondamenta per sorreggere l’architettura di questo attuale Pd. 

La sinistra attuale si è talmente impantanata nel cosiddetto “parolaismo”, che dal tempo di Enrico Berlinguer, quando esisteva il politico ideologico, tutta la loro struttura comunicativa portante si è trasformata da politica ideologica a politica moralistica, a tal punto da aver reso il concetto stesso di sinistra (e pure di comunismo, perché il distinguo lo fanno ormai in pochi) in una confusa caricatura di sé.

Sono passati da quelli che si ritenevano autorizzati a giudicare chiunque, a coloro che sono finiti sotto giudizio (soprattutto dei loro stessi elettori…) e questo ovviamente è causa di frequenti bruciori di stomaco, ovvero spaccature interne.

Da corifei di quel liberalismo che contestano ma a cui in realtà appartengono, essendo ormai (al di là delle apparenze) quasi tutti figli della Berkeley University, questa sinistra non possiede più traccia nel proprio dna che la riconduca alla Rivoluzione d’Ottobre. Una storia con cui non hanno proprio nulla più a che fare, anzi, a ben pensarci, non sono più rappresentanza neppure della più tenue espressione del socialismo.

I petalosi sono ormai costretti a perseguire la dottrina di una ideologia rivolta esclusivamente a temi a-economici, dimostrando in tal senso che di Marx hanno totalmente perso le tracce (… per chi lo avesse letto). Ripensando a Berlinguer e osservando le armocromie di Schlein, non sono più considerati dal popolo come i paladini dei diritti della classe operaia, ma nelle ultime elezioni politiche, il loro elettorato si è spaccato in più direzioni, “punendo” diversi candidati, considerati ormai come persone avulse dalla realtà di questo Paese; persone che veleggiano a pieno vento in poppa, con i loro 28 mila euro al mese, come ben veleggia già da decenni il panfilo di D’Alema.

La morale dunque è semplicemente questa: i petalosi stanno attraversando una grave crisi identitaria, nonostante riescano ancora a sopravvivere decorosamente in parlamento in forma quasi immortale, come lo sono alcune meduse (note per essere una specie primordiale che è riuscita ad adattarsi, trasformarsi e ambientarsi nel corso delle varie ere geologiche).

Se Atene piange però Sparta non ride di sicuro. 

Insulti e critiche a Meloni & co. stanno piovendo dal mese successivo all’insediamento di questo governo. Anche lei ha parecchio deluso sinora una importante quota del proprio elettorato. Tra promesse non mantenute, cambi di rotta improvvisi e inaspettati, nomine di ministri e collaboratori decisamente poco all’altezza dell’incarico ricevuto e diventati celebri per uscite fuori luogo o silenzi imbarazzanti… E ancora tra elogi a un atlantismo venerato (un tempo invece sempre criticato), inaspettate forniture belliche all’Ucraina, ritardi imbarazzanti sui programmi finanziari sottoscritti con l’Ue, politiche di riduzione delle tasse e del caro carburanti sempre promesse e mai attuate sinora, possiamo certamente ascrivere alla leader dei Fratelli d’Italia una lunga serie di responsabilità e critiche (criticare e monitorare alla fine è il gioco della sana politica in democrazia). Ma certamente nessuno con più di un neurone in testa potrà mai attribuire a Meloni o alla destra italiana, la colpa della crisi epocale della sinistraitaliana.

Perché la “sinistra” l’hanno distrutta loro stessi, non il fascismo, non il Berlusconismo, neppure la mafia o la grande finanza, e ancor meno adesso Meloni. La profonda crisi della sinistra, è assolutamente e incontrovertibilmente “merito” esclusivo di questa compagine rosa/armocromico che boccheggia sopravvivendo di mera retorica dai tempi di Prodi ad ora. Mi assumerei volentieri il merito di questa chiusura, ma non lo affermo io, lo va spiegando da mesi il presidente della regione Campania (Partito Democratico), Vincenzo De Luca.

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