Beatrice Baldaccini | Claudia Campolongo | Carola Avola | Nicole Saviozzi | Sofia Oltolini
Un condensato di energia tutto al femminile e di grinta dal sapore rock, le Cherry Bombs, reduci dal successo ottenuto grazie alla partecipazione al programma “The Band” condotto da Carlo Conti, in onda in prima serata su Rai 1, si confermano la novità esclusiva del panorama musicale contemporaneo.
“Cherry Bombs”: un nome decisamente originale. Da dove nasce questa scelta?
Il nome Cherry Bombs viene da un pezzo delle Runawaysche era un gruppo musicale punk/rock di sole donne. Ci è venuto in mente perché noi siamo femmine, siamo eleganti, facciamo rock! E a noi piacciono le “bombe di ciliegie”! Quindi sì, per noi è un omaggio a un altro gruppo punk che esisteva già.
Siete un condensato di energia e bellezza molto eterogeneo. Forse è proprio questa la chiave del vostro successo?
Puntiamo molto sul fatto di essere donne. Siamo unite in una cosa che solitamente è lontana dall’immaginario comune: il fatto che delle donne possano fare rock e che possano portare un’energia così preponderante sul palco.
Di solito le donne vengono viste per la bellezza o magari messe a fare le coriste. Noi invece vogliamo esprimerci con la musica. Vogliamo dire la nostra attraverso il rock.
La partecipazione al programma “The Band”, condotto da Carlo Conti su Rai 1, è stata trampolino di lancio per affermare il vostro talento. Raccontateci come avete vissuto questa esperienza.
La nostra esperienza a “The Band”? Un turbinio di emozioni, è stato tutto velocissimo.
Abbiamo creato il gruppo appositamente per il programma nell’arco di dieci giorni (i provini per tirar fuori la band li abbiamo praticamente fatti all’interno della trasmissione).
Senza rendercene conto ci siamo ritrovate a interagire con autori, tutor, con Giusy Ferreri… un’emozione grandissima.
Abbiamo lavorato intensamente per tutta la durata del programma. In circa un mese e mezzo abbiamo costruito tutto l’aspetto musicale, ci siamo conosciute tra di noi nel lato umano e personale. Questa trasmissione ci ha unite molto.
È stato bellissimo trovarci, scoprirci e suonare insieme per la prima volta. Avvicinarci tanto in appena venti giorni.

Questo talent show vi ha quindi permesso di conoscere da vicino molti artisti di rilievo. Che emozioni ha suscitato in voi?
Siamo state a contatto con dei grandi professionisti della musica. Abbiamo avuto l’onore di suonare in un grande palco dove c’era Gianna Nannini a giudicare le nostre esibizioni. È stata un’esperienza che ci ha fatto crescere, perché comunque lavorare a stretto contatto con i grandi della musica ci ha fatto capire tante cose anche su di noi.
Sicuramente possiamo affermare che siete tra le novità più esclusive del panorama musicale contemporaneo. Dietro ad un successo come il vostro, che siamo sicuri sia solo all’inizio, quanto lavoro e sacrificio ci sono?
Il sacrificio è stato tanto, al punto che non abbiamo mai avuto un giorno di pausa durante le registrazioni del programma. Pasqua e Pasquetta le abbiamo passate a suonare in sala prove. Ci siamo veramente impegnate per raggiungere il risultato che volevamo.
Il sacrificio chiaramente parte da molto prima. Mettersi alla prova con un gruppo rock è stato sempre un grande desiderio — soprattutto per me (Claudia) e Beatrice. Un desiderio che ha dato vita a un vero e proprio percorso di crescita ed evoluzione già dagli anni precedenti. È stato un obiettivo impegnativo è vero, ma è ciò che ci ha portate fin qui.
A quali modelli musicali vi ispirate?
Ci ispiriamo assolutamente a Janis Joplin e Patti Smith, le più grandi donne del panorama rock. Avevano veramente qualcosa da dire e da trasmettere al pubblico in tutte le forme possibili e immaginabili. Loro due sono state le pioniere del rock, della musica e, soprattutto, della voce femminile nella musica.
Altri riferimenti riguardano il panorama italiano: Loredana Bertè e Raffaella Carrà. Perché hanno portato la loro personalità sul palco con dei messaggi importanti. Non seguendo le mode, non stando a quello che gli veniva richiesto dalle case discografiche. Piuttosto hanno scelto di essere se stesse. Questo è quello che vorremmo fare noi, le Cherry Bombs.


Tra voi chi possiamo definire la più “pazza”?
Chi possiamo definire la più pazza? Ah ah, allora sicuramente io (Claudia)!
Mi definisco una delle più pazze insieme a Bea, perché comunque ci siamo buttate senza paracadute in una cosa che è arrivata così, come quando vedi passare un treno e ci monti sopra senza sapere dove stai andando.
Pazze anche perché abbiamo osato. Nell’arco di una settimana abbiamo messo su una band, costruito un repertorio e ci siamo lanciate in una grande esperienza. Però devo dire che la pazzia è un aspetto che deve accomunarci un po’ tutte. Chiunque decida di intraprendere un percorso musicale, soprattutto rock, soprattutto donne o ragazze… Beh credo proprio che una base di follia ci debba essere. Noi l’abbiamo trovata tutte insieme e ci siamo unite anche per questo. In un certo senso abbiamo sentito questa base di pazzia, questa voglia di scatenarci in qualcosa.
Ma nella quotidianità chi sono le donne “Cherry Bombs”?
Sono cinque ragazze che fanno sacrifici e lottano per il loro sogno: quello di suonare, di stare su un palco; di cantare, di vivere con la musica. Quindi sacrifici, dedizione e una grande forza di volontà verso un obiettivo da raggiungere. Ognuna lo esprime in maniera diversa; un po’ perché abbiamo età e provenienze diverse, un po’ perché ognuna di noi ha la sua storia.

Lo stereotipo del rock esclusivamente maschile continua ad emergere nei pregiudizi di molti. Quali difficoltà deve affrontare una donna per affermarsi oggi nel mondo dello spettacolo?
La risposta mi fa molto ridere perché sembra un po’ un cliché dire che le donne fanno fatica nel mondo dello spettacolo… Invece è proprio vero.
Hai difficoltà perché c’è fin da subito un luogo comune: la musica, rock soprattutto, non è delle donne. E noi questa cosa la riscontriamo a volte anche quotidianamente. Ad esempio quando siamo su un palco e dobbiamo fare un sound check e il fonico si pone in questa maniera: “Sì vabbè, ti faccio io il suono perché voi che cosa ne sapete”. Perché comunque siamo donne.
Invece se avesse un uomo davanti, magari un chitarrista, si porrebbe in maniera diversa.
Quindi vediamo che c’è da lottare per far capire quanto siamo competenti.
Un brano che avete rivisitato a cui siete particolarmente legate?
Un brano a cui siamo molto legate è “Rumore” di Raffaella Carrà, che apparentemente è lontana dal rock.
Per noi invece è molto rock a livello di animo, di sentimento. Sia per i messaggi che ha sempre dato (che si avvicinano molto al nostro pensiero di forza della donna e di parità), sia per il fatto che è un’icona meravigliosa come donna, quindi quello che lei ha dimostrato nella sua vita è per noi un esempio.
Sappiamo che state già debuttando con il primo tour… cosa potete svelarci di questo nuovo progetto?
Sulla scia di “The Band” stiamo organizzando un tour per quest’estate.
Stiamo preparando delle cover, ma parallelamente lavoriamo ad inediti e progetti nostri perché poi è questo che vorremmo fare sui palchi.

Un sogno nel cassetto?
Sogno nel cassetto… Vogliamo cavalcare le orme dei Måneskin.
Vogliamo arrivare all’Eurovision per puntare tanto tanto in alto…
Anche Sanremo non sarebbe male, perché comunque una band italiana di tutte donne non c’è mai stata!
Lasciamoci con tre aggettivi che descrivano voi e il vostro mood musicale.
Sensuali, energetiche e… rock ’n’ roll!