domenica, Giugno 4, 2023

Alice e le ceramiche delle meraviglie 

CHI LO DICE CHE LE PARETI SI DEVONO CONSIDERARE COME SUPERFICI BIDIMENSIONALI? ANCHE LORO, COME LO SPECCHIO DI ALICE, POTREBBERO AIUTARCI A ENTRARE IN UN MONDO STRAORDINARIO, INATTESO E DECISAMENTE FUORI DALL’ORDINARIO. 

Anche Alice pensava di avere di fronte un semplice specchio quando, nell’arcinoto secondo capitolo letterario di Lewis Carroll, dopo aver indugiato per qualche secondo, lo attraversò e si ritrovò in un mondo fantastico e certamente poco consueto. 

È vero, la principale funzione delle pareti, soprattutto nelle moderne costruzioni che si reggono su sottili punti di appoggio, è quella di dividere, separare, isolare stanze che necessitano della dovuta privacy, ma proprio come lo specchio di Alice, possono rivelare abilità inaspettate. 

Altrettanto vero che, da che mondo è mondo, orniamo, abbelliamo e decoriamo praticamente qualunque strumento messo a nostra disposizione dalla natura o dall’ingegno umano. 

Lo stile classico prevede una intonacatura rasata, al massimo qualche tocco di colore fuori dall’ordinario, a voler entrare nei tempi più moderni; quadri e opere d’arte per rallegrare stanze altrimenti anonime. 

Gianni Rodari, altro emblematico scrittore che ha affascinato grandi e piccini, risolve il confronto tra immobilità e movimento con la metafora del sasso nello stagno: se nulla si fa, nulla accade; e ai progettisti moderni si può imputare molto, ma non la staticità d’ingegno.

Il risultato? Hanno portato sulle pareti le onde dello stagno colpito dal sasso e, forse ancor più particolare, la “propagazione del tocco di Alice sullo specchio” (che tanto specchio non è), trasformando in un gioco magico di variazione e movimento la cosa emblematicamente più ferma che conosciamo: il muro. 

Ecco quindi che le pareti perdono la loro staticità, allontanandosi apertamente dalla monotonia. Prendono vita, diventando protagoniste assolute dello spazio che abitualmente si limitavano a contenere. Danno forma a giochi di luci e geometrie inconsuete.

L’uso di ceramiche a tre dimensioni (un dinamismo ai più sconosciuto fino a poco tempo fa), concede di applicare al design di interni il fascino degli antichi bassorilievi, trasformando le pareti in scenografie ricche di particolari geometrici o astratti, artificiali o realistici. 

Generalmente riservate a locali pubblici, l’uso di questa tipologia di rivestimenti sta trovando una nuova espressione proprio nel design di interni associato ad abitazioni e uffici. 

Un tocco di stile spettacolare, texture materiche che catturano l’occhio e trasformano le pareti con giochi di ombre e colori. 

È possibile passare dall’effetto mosaico (che si riteneva esclusivo della zona bagno) ai pannelli morbidi; dalle ceramiche che riproducono materiali naturali come legno o tessuti, alle onde di una duna di sabbia. 

In un attimo ci possiamo trovare in un riad marocchino, oppure circondati dalle ricche boiserie dei palazzi parigini; in una stanza intarsiata geometricamente o bocciardata come solo nel XVI/XVII secolo sapevano fare.

La tecnologia moderna ci viene incontro anche riguardo l’applicazione e la manutenzione. Ci offre la possibilità di attingere da varietà di colori, forme e rilievi praticamente senza limiti; pannelli su misura o dalle dimensioni incredibilmente grandi, addirittura pannelli adesivi che in qualche caso si possono installare senza il supporto di un tecnico (al quale è però sempre consigliato affidarsi). 

Io sono convinta che in alcune occasioni, potremmo anche riuscire a stupire Alice e il Cappellaio Matto. 

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